Lo sappiamo, una delle cose più difficili è cambiare idea, o meglio, costringere il nostro cervello ad attivarsi e a ri-elaborare idee e convinzioni già definite.
Per i primi 15/20 anni della nostra vita, il cervello lavora tantissimo, elabora milioni di informazioni ogni secondo. Per noi, per lui tutto è nuovo, tutto è una nuova esperienza da analizzare, elaborare e catalogare per il futuro. Un grande dispendio di energie. Prova di questo è la "lentezza" con cui passa il tempo, con cui percepiamo il trascorrere del tempo. Gli anni scolastici ci sembrano ere geologiche, fra una vacanza e l'altra, una vita intera. Cosa che ci capita anche da adulti, quando facciamo una nuova esperienza. Quante volte ci è capitato di fare qualche giorno di vacanza in una città all'estero mai visitata, e ci sembra di non andare in ufficio da mesi. Questo cambio di percezione del tempo avviene perché il cervello è attivato per elaborare tutte le cose nuove viste e vissute. Posti nuovi, cibi nuovi, usanze nuove che il cervello non trova nel catalogo delle esperienze già fatte e quindi deve analizzare, elaborare e catalogare per il futuro. La prima volta che siamo andati a mangiare una pizza, il nostro cervello ha elaborato tutto. Il colore delle pareti, il disegno della tovaglia, la voce e la faccia del cameriere, il profumo e il sapore della pizza. Dalla seconda volta, ha iniziato a selezionare le cose da analizzare, ha preso dal catalogo delle esperienze "mangiare in pizzeria" e ha cercato tutte le differenze. Ogni volta che siamo andati in pizzeria il cervello ha arricchito e affinato l'esperienza "mangiare in pizzeria". A un certo punto, per spirito di sopravvivenza, minimo sforzo massimo risultato, il cervello non elabora più le informazioni ma rimane in attesa di qualcosa di eccezionale. Provate a ricordare di che colore era il tovagliolo l'ultima volta che siete andate in pizzeria, o la marca dell'acqua che avete bevuto, vi sarà difficile. Facilmente, invece, vi ricorderete se la pizza non era buona o se il cameriere era particolarmente antipatico, perché cose "eccezionali" che hanno attivato il vostro cervello. Più avanziamo con l'eta e più il tempo ci sembra trascorrere veloce. Più avanziamo con l'eta e più viviamo esperienza già fatte tantissime volte, che il nostro cervello non elabora più. Attiviamo il cervello e ritroveremo la percezione del trascorrere del tempo.
Diamolo come un dato di fatto, per milioni di anni vivere è stato difficilissimo. Per milioni di anni scopo dell'essere umano era la sopravvivenza della specie in un mondo ostile, pieno di pericoli. Per milioni di anni gli uomini si sono alzati alla mattina per andare a cacciare il cibo e le donne per accudire i figli. In quel mondo, la capacità di minimizzare lo sforzo massimizzando il risultato, voleva dire vivere o morire. Avere un catalogo di esperienze a cui attingere, voleva dire vivere o morire. In quel mondo ostile e pieno di pericoli, non costringere il nostro cervello a elaborare tutte le informazioni delle esperienze già vissute, gli permetteva di rimanere all'erta su i mille pericoli, di quel mondo. Voleva dire vivere o morire.
Quel mondo non c'è più, non viviamo più nelle caverne, non passiamo più la giornata a cacciare o accudire i figli. Già il fatto che abbiate il tempo per leggere questo articolo ne è la dimostrazione. Tutto è cambiato, o forse no?
Il sistema di elaborazione del nostro cervello è rimasto lo stesso. Una volta elaborata un'esperienza, un'idea, il cervello cerca di mantenerla tale per non sprecare energie per ri-elaborarla, anzi ci evidenzia tutto quello che può confermare quel l'idea e scarta dalla nostra attenzione quello che potrebbe metterla in dubbio.
Tutti i giorni mi confronto con un mondo di esperti pieni di certezze e senza dubbi, esperti che sanno come funziona Il Tutto. Scrivono sui giornali, parlano alla radio, raccontandoci come funziona il mondo. Sono persone di grande cultura, che hanno studiato tantissimo, che conoscono le date, i motivi, le idee e le filosofie, le cause e gli effetti degli eventi. Esperti pieni di certezze e senza dubbi.
Con queste certezze, con quello che sanno, con quello di cui sono convinti, interpretano il mondo di oggi. Studiano tantissimo quello che sta succedendo, i nuovi eventi, i nuovi fenomeni, ma lo fanno con le loro vecchie idee e convinzioni. Con vecchi strumenti di interpretazione. Il mondo è cambiato, oggi siamo quasi in 8 milioni, molte delle loro idee arrivano da un mondo diverso, da un mondo con 2 o 3 milioni di persone, da un mondo lento dove gli eventi accadevano in decenni. Oggi gli eventi accadono in giorni.
La storia non è più ciclica, se lo fosse mai stata.
C'è bisogno che queste persone molto intelligenti, di grande cultura, non si facciano ingannare dal loro cervello, ma lo costringano a dubitare, ad attivarsi per ri-elaborare le idee, le convinzioni.
È una cosa difficilissima perché vuol dire rimettersi in gioco, cancellare le certezze su cui si è costruito un'identità, una vita. Vuol dire tornare al dubbio, alla possibilità di non aver ragione e quindi di sbagliare. Vuol dire tornare ad affrontare la paura primordiale di poter sbagliare, che in quel mondo ostile in cui abbiamo vissuto per milioni di anni, voleva dire vivere o morire.
Fortunatamente però non viviamo più in quel mondo ostile e pieno di pericoli.
Continua...
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